sabato 24 aprile 2010

3° Convegno regionale sulla comunicazione pubblica
















Tra le reti della comunicazione

La comunicazione pubblica tra internet, blog,
reti socievoli, network, lobbying e palinsesti

Cagliari, venerdì 21 maggio 2010 ore 9.45

Aula Motzo Facoltà di Scienze della Formazione
Università degli Studi di Cagliari
Via Is Mirrionis, 1 (Loc. Sa Duchessa)
registrazione partecipanti ore 9.15




In collaborazione con:

Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Cagliari
Corso di laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università di Cagliari
Regione Autonoma della Sardegna Assessorato degli Affari Generali
Provincia di Cagliari
Comune di Cagliari
Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e istituzionale


FERPI Federazione Relazioni Pubbliche Italiana





Il 3° Convegno regionale sulla comunicazione pubblica si tiene a circa dieci anni dal precedente, quando agli albori della legittimazione della comunicazione nella pubblica amministrazione e della sua istituzionalizzazione con la Legge 150 del 2000, le esperienze portate in quella sede dalle P.A. più accorte e moderne facevano da apripista alle amministrazioni che, per prima volta, si trovavano a gestire in modo strutturato le relazioni con l’ambiente esterno.
Dopo un decennio di esperienze sviluppate esponenzialmente da tutte le amministrazioni pubbliche nelle loro differenti articolazioni territoriali, diventa oggi più semplice, anche nella nostra realtà regionale, portare testimonianze di rilievo e case history significative.
In considerazione di ciò si è voluto cambiare obiettivo: diventa sempre più impellente soffermarsi sui nuovi strumenti di comunicazione, sulle nuove tecniche e sulle nuove strategie comunicative e di relazione che le P.A. devono necessariamente conoscere, affrontare e sfruttare.
Il senso di questo convegno è offrire una panoramica dell’innovazione e delle potenzialità che essa riveste: dall’interoperabilità e gli scambi tra le reti, al lobbying, ai palinsesti. Dall’analisi del ruolo che riveste l’Università nella formazione dei futuri manager pubblici alla presentazione di progetti innovativi: in particolare l’esperienza di Linea amica e il progetto regionale del timbro digitale.
Il Convegno, di taglio divulgativo – formativo, è rivolto agli operatoti della comunicazione nella pubblica amministrazione e agli studenti.

Uno dei temi trattati sarà dunque quello dell’interoperabilità. Quest’ultimo è un termine tecnico, dal significato intuitivo: significa la possibilità di operare reciprocamente.
Si tratta di un requisito essenziale, soprattutto nell’ambito dell’e-government, dove lo scambio, di informazioni, documenti, dati, è l’attività principale che consente la realizzazione delle procedure amministrative con l’aiuto delle nuove tecnologie.
È insomma necessario che le diverse istituzioni, e le diverse persone e macchine, per i quali transita una determinata procedura, parlino tutti lo stesso linguaggio e siano già d’accordo a priori sulle modalità per eseguire ogni passaggio.
La regola dovrebbe valere a tutti i livelli: all’interno di ciascun Ente e a livello regionale, nazionale ed europeo.
L’interoperabilità consente alle informazioni e ai computer di essere collegati sia all'interno dei confini dell'organizzazione che tra diverse organizzazioni, amministrazioni, imprese, cittadini.
Essa riguarda in particolare tre aspetti: l’interoperabilità tecnica che concerne problemi tecnici di collegamento tra sistemi, la definizione delle interfacce, il formato dei dati e i protocolli, comprese le telecomunicazioni; l’interoperabilità semantica che assicura che il significato esatto delle informazioni scambiate sia comprensibile da qualsiasi altra applicazione, anche non pensata inizialmente per quel determinato scopo; l’interoperabilità gestionale, che modella i processi di lavoro, allineando le architetture dell'informazione con gli obiettivi dell'organizzazione, e aiuta i processi di business nella cooperazione.


Altro aspetto che caratterizza le nuove modalità di relazione è legato al fenomeno del lobbismo. Chiarire questa pratica di lobby significa spiegare quali competenze occorre avere, liberarlo da valenze negative o moralistiche. Si tratta di comprendere che la difesa dei propri interessi, anche in sede Europea, è necessaria per qualsiasi soggetto voglia interagire con l'Unione.
A Bruxelles, per esempio, operano oltre 2.600 gruppi di interesse, con un totale di 15.000 persone, con l'obiettivo di influenzare i processi decisionali su temi che incidono sui sistemi normativi nazionali. Nella sua accezione estesa, si tratta quindi di una attività di rappresentanza istituzionale e dei cittadini di un dato territorio. E' un'attività utile perché ricca di feed-back, di informazioni e competenze sui temi più disparati. E’ un modo per avvicinare i problemi del territorio a chi decide.
In Italia il lobbismo è ancora spesso un concetto poco conosciuto e soprattutto è praticato in maniera a volte distorta, frammentaria, non strutturata e informale. Con l’allargamento dell’UE ai nuovi Paesi è aumentata la complessità della macchina Europea e la competizione tra Stati Membri e tra Regioni.
Per questo è necessario rimodulare la propria presenza e la propria voce presso le istituzioni europee, per non rimanere a margine non solo nella suddivisione dei finanziamenti ma anche nella presa delle decisioni che impattano significativamente sulla vita normativa nazionale.

Ciò vale anche dalla parte del privato. I manager e gli imprenditori che ignorano le azioni del governo e delle istituzioni possono correre grandi rischi. Se non si contribuisce a plasmare l'ambiente competitivo attraverso la comprensione del contesto e l'influenza sui decision maker, saranno i concorrenti a farlo. Non è semplice districarsi tra l'esercito di legislatori (locali, nazionali, europei), autorità e soggetti regolatori. Ma la scrittura delle regole è influenzata anche da altri attori - sindacati, associazioni di consumatori, gruppi di pressione ecc. Tutti questi sono i pubblici che definiranno le regole del gioco di cui l'azienda dovrà essere protagonista. La competizione, infatti, non si realizza più soltanto nei territori tradizionali (strategia, marketing, innovazione) ma anche in un nuovo ambiente, il pre-mercato, in cui è possibile agire, nella massima correttezza e trasparenza, per creare le condizioni che si rifletteranno direttamente sul risultato del business - una legislazione più favorevole, una buona reputazione presso il consumatore, una decisione vantaggiosa da parte di un'authority. Questo vuole dire comprendere in modo chiaro e operativo i "public affairs", cioè l'insieme dei metodi e delle strutture di cui le imprese devono dotarsi per vincere questo gioco delle influenze.

In Italia manca una normativa specifica che disciplini l'attività dei soggetti "portatori di interessi".
Il vuoto legislativo nella delicatissima materia dei public affairs genera una situazione di estrema incertezza per gli operatori del settore e, inevitabilmente, anche per i rappresentanti istituzionali che devono interfacciarsi con i lobbisti.
L'attuale carenza normativa in un settore strategico come quello del lobbying, infatti, non aiuta a cristallizzare delle regole comportamentali, con il risultato che il tutto viene delegato al buon senso ed all'etica individuale del lobbista e dei rappresentanti istituzionali.
E nell'attuale deserto legislativo sono proprio operatori nel settore dei public affairs a chiedere a gran voce che la materia venga finalmente disciplinata.

Ma nel corso del Convegno si parlerà anche di blog., di reti socievoli, di network e del ruolo che l’università svolge, in particolare con i corsi di laurea in Scienza della comunicazione, alla formazione dei nuovi manager della comunicazione dalla P.A. del futuro.

Si parlerà inoltre dell’esperienza di Linea Amica, un servizio ideato dal Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione in collaborazione con amministrazioni centrali, Regioni, Province e Comuni.
Le amministrazioni pubbliche hanno servizi di risposta al cittadino attraverso oltre 5.000 uffici di relazione con il pubblico o call center. Ogni giorno i centri di contatto del sistema P.A. ricevono e rispondono, in alcuni casi con altissime percentuali di soddisfazione, a oltre 500.000 richieste di informazioni e servizi via telefono o web, evitando ai propri clienti un dispendioso pellegrinaggio tra gli uffici amministrativi.
Linea Amica è il network dei contact center e URP, che promuove e valorizza i servizi erogati a distanza dalla P.A. italiana. E’ un servizio ideato dal Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione in collaborazione con amministrazioni centrali, Regioni, Province e Comuni.
L’obiettivo è estendere i casi di miglior funzionamento su tutto il territorio nazionale, e a tutti i settori. Linea Amica non si sostituisce ai centri di contatto delle varie amministrazioni. Il network di Linea Amica, avvalendosi della specifica esperienza del Formez nei servizi della P.A., vuole aiutare la qualità dei rapporti e della fiducia dei cittadini, rilevando e rendendo pubblico ogni giorno il grado di soddisfazione nei rapporti con le Pubbliche Amministrazioni (per argomento e per area geografica). ANCI, UPI, INPS/INAIL, INPDAP, alcuni Ministeri e Regioni hanno già firmato protocolli di intesa con il Ministero per la P.A. e l’Innovazione, molti altri sono in corso. E’ un percorso che punta ad uniformare, a livelli di eccellenza, gli standard qualitativi delle prestazioni, oggi disomogenei e spesso condizionati da budget limitati, tecnologie obsolete, organizzazioni insufficienti, risorse umane scarsamente formate o demotivate.

Verrà inoltre presentato il progetto della Regione Autonoma della Sardegna in collaborazione con il Comune di Cagliari sul timbro digitale.
In un primo tempo la firma digitale è stata individuata dal "Codice dell'amministrazione digitale" del 2005 come la soluzione ai problemi di non modificabilità, integrità e non ripudio dei documenti elettronici. Il riconoscimento dell'autenticità di un documento cartaceo, invece, è stato storicamente sempre basato su elementi quali il tipo di carta filigranata, inchiostri speciali, timbri e firma autografa.
Il problema nasce quando si deve passare dal documento in formato elettronico a quello in formato cartaceo. Quando un documento elettronico è stampato, infatti, tutti gli attributi dati dalla firma digitale sono definitivamente persi, quindi il documento stampato necessita nuovamente di essere autenticato con i tradizionali metodi, perdendo così i vantaggi di essere nato in formato elettronico e di essere stato firmato in maniera digitale. Per risolvere questo inconveniente sono state avanzate numerose soluzioni, ma tra tutte quelle proposte quella che riscuote i maggiori consensi e che si sta diffondendo più rapidamente è quella dei cosiddetti timbri digitali.
Tale problema si evidenzia soprattutto negli ambiti in cui sono frequenti i passaggi dal formato elettronico a quello cartaceo: è questo il caso della Pubblica Amministrazione e del rapporto tra questa e i suoi utenti (cittadini e imprese).
In particolare, possiamo identificare diversi casi pratici come ad esempio il rilascio di documenti ufficiali quali abilitazioni, permessi di soggiorno, concessioni, autorizzazioni, visti, nulla osta, certificati anagrafici o di residenza, certificati di proprietà di veicoli, licenze, visure catastali e commerciali. Oppure ricevute di pagamento come, ad esempio, transazioni online, ricevute di bonifici, estratti conto contributivi, pagamenti di tasse e imposte online, abbonamenti o iscrizioni a servizi pubblici.
È forte l'esigenza di proteggere tali documenti in tutte le fasi del loro ciclo di vita, indipendentemente dal supporto utilizzato sia esso cartaceo o elettronico. Nella soluzione al problema proposta con i timbri digitali il documento elettronico firmato è trasformato in un codice grafico bidimensionale capace di contenere l'intero documento e la sua firma digitale.
Ovviamente il timbro digitale deve stampare tali informazioni in una maniera codificata e leggibile da strumenti elettronici. Questo accorgimento permette anche di realizzare documenti cartacei che riportino stampate, e leggibili, solo le informazioni pubbliche del documento, mantenendo tutte le informazioni riservate e/o sensibili crittografate all'interno dello stampato. L'accesso a queste informazioni sarà consentito solo a coloro che hanno le necessarie autorizzazioni.